El Gran Sol Rojo del Amanecer

martes, 5 de julio de 2016

PMLI: Sugli attentati di Istanbul, Dacca e Bagdad


Spezzare la spirale guerra imperialista e attentati terroristici

L'Italia deve ritirarsi dalla guerra allo Stato islamico

Il PMLI esprime il suo cordoglio per le vittime innocenti dei terribili attentati di Istanbul, di Dacca e di Bagdad e la sua solidarietà ai loro familiari. Al tempo stesso, però, rifiuta di unirsi al coro ipocrita dei governi imperialisti della autonominatasi “comunità internazionale” e dei mass-media ad essi asserviti, che scaricano tutta la responsabilità sul terrorismo dello Stato islamico (IS), come se si trattasse di un demone sorto dal nulla, un mostro da distruggere col ferro e col fuoco, un tumore estraneo e maligno impiantatosi in un corpo “sano”, estirpato il quale tornerà a regnare la pace e la concordia tra i popoli.

Poiché è questa la falsa rappresentazione che la santa alleanza imperialista di Stati, tra cui l'Italia, che ha dichiarato da tempo la guerra totale all'IS propina alle masse, per nascondere le sue responsabilità e la sua barbarie imperialista, che a sua volta genera e alimenta la barbarie del suo nemico islamico. É per questo che pur non condividendo gli attentati terroristici dei combattenti islamici antimperialisti, in particolare quando dettati da fanatismo religioso e diretti a colpire vittime civili innocenti, invitiamo le masse che amano davvero la pace e la concordia tra i popoli a non cadere passivamente nella trappola della propaganda imperialista e a riflettere invece attentamente sui motivi e le cause che stanno dietro a questi ed altri simili attentati, distinguendo tra le cause e gli effetti, tra la contraddizione principale e quelle secondarie, per comprendere a fondo questi tragici avvenimenti che ormai sembrano destinati a ripetersi senza fine e farsi parte attiva nella loro risoluzione.

Quello che la propaganda imperialista nasconde dietro la retorica del terrorismo fine a sé stesso è che c'è una guerra in atto, e che questi attentati non sono atti ciechi e insensati dettati da pura follia come si vuol far credere, ma veri e propri atti di guerra, commessi in risposta alla guerra della santa alleanza imperialista contro lo Stato islamico. Una guerra a base di bombardamenti aerei massicci e indiscriminati che provocano migliaia di vittime nella popolazione civile e immani distruzioni nelle città e nei territori bombardati, a cui però nessuno dà importanza, come se per definizione i bombardamenti imperialisti fossero tutti “chirurgici”, in grado cioè di colpire i soli combattenti islamici antimperialisti senza provocare anche vittime innocenti. Che, come recentemente ha dichiarato anche Obama, al massimo sono solo “vittime collaterali” e “una inevitabile conseguenza”.

Perché l'IS usa il terrorismo

Il terrorismo non è un'entità astratta, un mostro internazionale uscito dalle tenebre come lo dipinge la propaganda imperialista, ma è un metodo di guerra, da sempre praticato nelle guerre giuste come nelle guerre ingiuste, e lo Stato islamico lo usa nella fattispecie per allargare la guerra all'interno dei Paesi della coalizione imperialista, fin nelle sue retrovie, allo scopo di rispondere colpo su colpo all'assedio militare e ai bombardamenti che minacciano la sua sopravvivenza. E questo lo proclama apertamente, senza possibilità di equivoci: “O crociati, voi, le vostre famiglie e i vostri amici, tutti siete bersagli, vi uccideremo perfino nei vostri sogni”, è infatti il messaggio, terribile ma ben chiaro e comprensibile, lanciato su Internet dal Califfato a commento della strage di Dacca.

D'altra parte, vantarsi ogni giorno, come fa la coalizione imperialista, delle distruzioni e delle perdite di territori inflitte all'IS, fino a dipingerlo sull'orlo della disfatta, e pretendere che questi non cerchi di reagire con tutti i mezzi a sua disposizione, è come pretendere dal proprio nemico, che non possiede portaerei, missili e cacciabombardieri, di combattere con le mani legate e gli occhi bendati. Ma c'è un motivo ben preciso, per questa gigantesca finzione: nascondere ai popoli che anch'essi sono coinvolti in prima persona dai loro governi in questa guerra, altrimenti potrebbero ribellarsi e chiedere di uscirne per non essere esposti alle inevitabili ritorsioni terroristiche dell'IS.

Non a caso una delle più recenti stragi terroristiche è avvenuta nella Turchia del fascista Erdogan, un paese dentro fino al collo al conflitto mediorientale e alla guerra allo Stato islamico, che da mesi ha cominciato a bombardare le sue postazioni sul confine siriano e ha concesso la base Nato di Incirlik agli aerei Usa che bombardano l'IS in Siria e in Iraq. E che proprio alla vigilia dell'attentato all'aeroporto di Istanbul aveva ripreso le relazioni diplomatiche con il governo nazi-sionista di Israele e riallacciato colloqui con la Russia di Putin, alleato di ferro di Assad e nemico giurato dello Stato islamico. Inoltre si sta riavvicinando all'Egitto del boia Al-Sisi, dopo il raffreddamento delle relazioni a causa delle persecuzioni contro i Fratelli musulmani.

Un segnale per l'Italia imperialista

Quanto al Bangladesh sembrava apparentemente meno coinvolto in questa guerra, ma lo sfruttamento intensivo a cui la popolazione è sottoposta dalle multinazionali occidentali del tessile e della moda, con salari che non arrivano a 70 dollari al mese e con l'impiego di mano d'opera poverissima, anche minorile, senza diritti sindacali e in condizioni di estrema insicurezza (come dimostra l'incendio del 2013 nella fabbrica tessile in cui morirono 1.129 persone, per la maggior parte ragazze tra i 17 e i 20 anni), ha creato evidentemente un terreno favorevole all'espandersi dello Jihadismo islamico. E anzi il fatto che sia stato colpito un locale di Dacca frequentato dagli imprenditori italiani potrebbe essere interpretato, come sostengono alcuni osservatori, proprio come un segnale lanciato all'Italia, non soltanto in quanto paese tra i più coinvolti nello sfruttamento della mano d'opera locale, ma anche per il suo crescente coinvolgimento nella guerra all'IS in Medio Oriente e in Libia (vedi invio di truppe alla diga di Mosul e installazione di missili italiani al confine turco-siriano, i preparativi militari per un intervento in Libia, ecc.). Tanto che il ministro degli Esteri Gentiloni si è dovuto affrettare a smentirlo, sostenendo che l'attacco a Dacca “non è un attacco all'Italia ma alla comunità occidentale”.

Eppure gli stessi toni patriottardi e guerreschi usati nelle dichiarazioni ufficiali del nuovo duce Renzi e di Mattarella dimostrano invece che anche l'Italia è sempre più coinvolta in questa guerra senza uscita. Renzi in conferenza stampa ha chiamato le vittime di Dacca “fratelli d'Italia che sono caduti”, quasi fossero soldati morti sul campo, ha detto che “gli italiani sono colpiti ma non piegati”, e ha proclamato che “i terroristi vogliono strappare la quotidianità della nostra vita, noi abbiamo il dovere di rispondere con ancora più decisione e determinazione in difesa dei nostri valori”. A sua volta il capo dello Stato ha dichiarato che “la barbarie e il terrorismo sono davvero senza confini e il terrorismo con la sua barbarie rappresenta oggi il principale pericolo per il mondo. Occorre un impegno comune di tutti con molta determinazione per sconfiggerlo e riaffermare la prevalenza del valore del rispetto della vita umana, della libertà e della convivenza pacifica nel mondo”.

Bisogna smetterla invece con i proclami di guerra contro il terrorismo che preparano solo ulteriori interventi militari imperialisti e invertire urgentemente la rotta, se si vuole uscire da questa spirale senza fine guerra imperialista-attentati terroristici. Se si vuole veramente spegnere l'incendio che divora il Medio Oriente occorre ritirare tutte le forze e le armi straniere da quella regione e avviare trattative di pace con tutte le parti in causa, anche con lo Stato islamico, che rivendica legittimamente una ridefinizione dei confini e degli equilibri stabiliti arbitrariamente dalle grandi potenze colonialiste dopo la sconfitta dell'impero ottomano.

E l'Italia deve ritirarsi immediatamente dalla guerra allo Stato islamico. Solo così sarà possibile evitare di esporre il nostro Paese e il nostro popolo ad altri attentati e altre stragi come quelle di Istanbul, di Dacca e di Bagdad.

(Articolo de “Il Bolscevico”, organo del PMLI, n. 28/2016)

(De seguido la traducción del italiano al castellano)

Sobre los atentados en Estambul, Dhaka y Bagdad
Romper la espiral de guerra imperialista y los atentados terroristas

Italia debe retirarse de la guerra al Estado Islámico

El PMLI expresa sus condolencias por las víctimas inocentes de los terribles atentado de Estambul, Dhaka y Bagdad y su solidaridad a sus familiares. Al mismo tiempo, empero, rehúsa de unirse al coro hipócrita de los gobiernos imperialistas de la autodenominada "comunidad internacional" y de los medios de comunicación a su servicio, que descargan toda la responsabilidad sobre el terrorismo de Estado Islámico (IS), como si se tratara de una demonio surgido de la nada, un monstruo a destruir con hierro y  fuego, un tumor extraño y maligno en un cuerpo "sano" extirpado el cual volverá a reinar la paz y la armonía entre los pueblos.

Porque es esta la falsa representación  que la Santa Alianza Imperialista de  estados, entre ellos Italia, que ha declarado desde tiempo la guerra total al IS propina a las masas, para esconder su responsabilidad y su barbarie imperialista, que a su vez se genera y alimenta la barbarie de su enemigo islámico. Es por eso que aun no compartiendo los atentados terroristas de los combatientes islámicos anti-imperialistas, especialmente cuando dictados por el fanatismo religioso y dirigidos para golpear a los civiles inocentes, invitar a las masas que realmente aman la paz y la concordia entre los pueblos no caer en la trampa de forma pasiva de  la propaganda imperialista y en lugar de pensar cuidadosamente acerca de las razones y las causas detrás de estos y otros ataques similares, distinguiendo entre las causas y efectos, entre la contradicción principal y las secundarias, para entender completamente los trágicos acontecimientos que ahora parece que van a repetirse sin cesar y desempeñar un papel activo en su resolución.

Aquello que  la propaganda imperialista esconde detrás de la retórica del terrorismo por sí mismo es que hay una guerra en acto, y que estos atentados no son actos ciegos y sin sentido dictadas por pura locura como se quiere hacer creer, sino verdaderos y propios actos de la guerra, cometidos en respuesta a la guerra de la Santa Alianza Imperialista  contra el Estado Islámico. Una guerra a base de bombardeos aéreos masivos e indiscriminados que provocan millares de víctimas en la población civil y una enorme destrucción en las ciudades y territorios bombardeados, los cuales, empero, ninguno da importancia, como si, por definición, el bombardeo imperialista fuesen todos "quirúrgicos", en grado  golpear a los sólo combatientes islámicos antiimperialistas sin causar víctimas inocentes. Que, como recientemente ha declarado también Obama, al máximo sólo son "víctimas colaterales" y "una consecuencia inevitable."

Por qué IS usa el terrorismo

El terrorismo no es una entidad abstracta, un monstruo internacional salido de las tinieblas como lo pinta la propaganda imperialista, sino es un método de guerra, de siempre practicado en las guerras justas como en las guerras injustas, y el Estado Islámico lo usa en este caso para ampliar la guerra dentro de los países de la Coalición imperialista, en fin en su retaguardia, al fin objeto responder golpe por golpe al asedio militar y a los bombardeos que amenazan su supervivencia. Y esta es lo proclama abiertamente, de manera inequívoca: "Cruzados, vosotros, vuestras familias y vuestros amigos, todos son objetivos, les mataremos hasta en vuestros sueños", es en efecto el mensaje, terrible pero bien claro y comprensible, lanzado en la Internet por el Califato comentario sobre la matanza de Dacca.

Por otra parte, vanagloriarse todos los días, como lo hace la Coalición imperialista de las destrucciones y de pérdidas de territorios infligidas al IS, hasta pintarlo al borde de la derrota, y pretender que estos no tratan de reactuar con todos los medios a su disposición, es como pretender del propio enemigo, que no posee portaaviones, misiles y cazabombarderos, de combatir  con las manos atadas y los ojos vendados. Pero hay un motivo bien preciso, para esta gigantesca ficción: esconder a los pueblos que también ellos están involucrados en primera persona por sus gobiernos en esta guerra, de lo contrario podrían rebelarse y pedir de salir de ella para no ser expuesto a las inevitables represalias terroristas de IS.

No por azar, una de las más recientes matanzas terroristas a sucedido en la Turquía del fascista Erdogan, un país hasta las orejas adentrado en el conflicto de Oriente Medio y en la guerra al Estado Islámico, que desde meses ha comenzado a bombardear sus posiciones en la frontera siria y ha concedido base OTAN en Incirlik a los aviones USA que bombardean al IS en Siria y en Irak. Y que justo en la víspera del ataque en el aeropuerto de Estambul había reanudado las relaciones diplomáticas con el gobierno nazi-sionista de Israel y reanudado las conversaciones con la Rusia de Putin, aliado de hierro de Assad y enemigo jurado del Estado Islámico. También se está reavecinando al Egipto del asesino Al-Sisi, después del enfriamiento de las relaciones debido a la persecución contra los Hermanos Musulmanes
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Una señal para Italia imperialista

En cuanto a Bangladesh parecía aparentemente menos involucrado en esta guerra, pero la explotación intensiva a la cual la población está sometida por las multinacionales occidentales textiles y de la moda, con salarios que no alcanzan $ 70 al mes y con el uso de mano de obra pobrísima, incluidos menores, sin derechos sindicales, y de inseguridad extrema (como lo demuestra el incendio de 2013, en la fábrica textil en el que murieron 1.129 personas, en su mayoría niñas entre 17 y 20 años), ha creado obviamente un terreno favorable la expansión del yihadismo islámico. Y también, el hecho de que haya sido golpeado un local en Dacca frecuentado por empresarios italianos podría ser interpretado, como algunos observadores, al igual que una señal dada a Italia, no sólo como un país entre los más implicados en la explotación de la mano de obra locales, sino también por su creciente participación en la guerra al IS en el Oriente Medio y en Libia (véase el envío de tropas a la presa de Mosul y la instalación de misiles italianos en frontera sirio-turca, los preparativos militares para una intervención en Libia, etc.). Tanto que el Ministro del Exterior Gentiloni he tenido que correr a desmentirlo, sosteniendo que el ataque en Dhaka "no es un ataque contra Italia, sino la comunidad occidental."

Sin embargo, los mismos tonos patrioteros y guerreristas usados en las declaraciones oficiales del nuevo duce Renzi y Mattarella demuestran que también Italia está cada vez más envuelta en esta guerra sin salida. Renzi en una conferencia de prensa ha llamado víctimas de Dacca "hermanos de Italia que han caído", como si fueran soldados muertos en el campo, ha dicho que "los italianos han sido golpeados, pero no plegados", y ha proclamado que "los terroristas quieren arrebatar la cotidianidad de nuestra vida, nosotros tenemos el deber de responder aun con más decisión y determinación en defensa de nuestros valores". A su vez el jefe de Estado ha declarado que "la barbarie y el terrorismo son realmente sin confines y el terrorismo con su barbarie representa hoy el principal peligro para el mundo. Necesitamos un compromiso común de todos con mucha determinación para derrotarlo y reafirmar el predominio del valor del respeto a la vida humana, de la libertad y de la convivencia pacífica en el mundo".

Se necesita parar al contrario con las proclamas de guerra contra el terrorismo que preparan sólo ulteriores intervenciones militares imperialistas e invertir urgentemente la ruta,  si se quiere salir de esta espiral sin fin de guerra imperialista-atentados terroristas. Si se quiere verdaderamente apagar el incendio que devora el Medio Oriente es necesario retirar todas las fuerzas y las armas extranjeras de aquella región   e iniciar tratativas de paz con todas las partes n causa, aún con el Estado Islámico, que reivindica legítimamente una redefinición de las fronteras y de los equilibrios establecidos arbitrariamente por las grandes potencias coloniales después de la derrota del imperio otomano.  

 Y la Italia debe retirarse inmediatamente de la guerra contra el Estado Islámico. Solo así será posible evitar de exponer a nuestro país y a nuestro pueblo a otros atentados y otras matanzas como aquellas de Estambul, Dhaka y Bagdad.

(Artículo de "El bolchevique", órgano del PMLI, núm. 28/2016)



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Datos personales

periodista obrero. Comunista (marxista-leninista). Antiimperialista, anticapitalista y antimilitarista.